L’indagine sulla necessità che gli alunni più piccoli possano ritornare (se non addirittura iniziare) a frequentare normalmente le lezioni spesso incontra delle sorprese, se non dei veri e propri sbalordimenti, quando, anziché limitarsi a postulare massime e teorie sull’importanza della continuità didattica e dell’apprendimento, si pongono delle semplici domande ai piccoli diretti interessati: proprio gli alunni della pandemia. Loro, a cui non importa del caotico affastellarsi di ordinanze che ben conosciamo, sono alla continua ricerca di nuovi spazi e nuove relazioni, e che questi siano edificabili tra i banchi o attraverso un laptop ha poca importanza. 
Michele Lella, nel suo contributo di Amministrare la scuola di settembre 2021, trae una fondamentale analisi su quello che sta accadendo in questi giorni di riapertura dell’anno scolastico; ponendo un “bemolle” sull’attenzione ai nuovi strumenti digitali – spesso sottovalutata se non dimenticata – ci ricorda quanta attenzione debba essere riposta sugli elementi relazionali e psicologici dell’apprendimento. Come ulteriore approfondimento di quanto già argomentato da Lella sul numero di settembre 2021 di Amministrare la Scuola ricordiamo alcune tracce sviluppate dalla Dott.ssa Nicoletta Tomba, esperta di comunicazione nel settore pubblico e comunicazione digitale, nonché autrice di Escursioni Digitali, pubblicato da Euroedizioni.  

I pericoli della rete

La rete internet è un luogo pubblico in cui la sola presenza può cagionare pericolo dal punto di vista della sicurezza, per cui occorre una navigazione prudente che abbia cognizione delle possibili vulnerabilità a cui ci si può esporre. È infatti determinante sapere che nella navigazione noi lasciamo sempre una traccia del nostro passaggio, in varie forme a a vario titolo, e che questa non sappiamo cosa produrrà nel tempo e a quali eventuali pericoli ci esporrà. Preme sottolineare che il primo grande sistema di difesa da queste insidie è culturale, e proprio in questa istanza l'educazione trova il suo posto privilegiato. Occorre apprendere e trasmettere che la rete e i nuovi sistemi tecnologici non hanno ancora svelato tutte le loro possibilità (alcune devono ancora essere pensate) per cui, in una situazione così costantemente in evoluzione, è meglio usare prudenza. 
Fondamentale, per esempio, è tenere conto della dimensione di memoria eterna che la rete propone, così da capire che i dati che stiamo depositando potranno essere utilizzati in futuro. Ma come e da chi saranno sfruttati non è ancora possibile saperlo. Si pensi che solo pochi anni fa, infatti, era impensabile che un giorno avremmo avuto nelle nostre tasche dispositivi in grado di farci parlare con persone lontane e assolvere mille funzioni nuove (precedentemente svolte da una decina di apparecchi differenti) e che attraverso quei dispositivi fosse possibile geolocalizzarci con così tanta precisione, tracciare ogni nostro spostamento e fissare tutti i luoghi da noi visitati. Cosa potranno essere usate in futuro queste informazioni? Se non riusciamo ancora a tracciare le linee dei pericoli futuri, possiamo almeno conoscere quelli attuali già accertati. Dobbiamo considerare che ogni nostra azione produce, o produrrà, delle conseguenze. Per prima cosa conviene occuparsi della nostra quotidiana cessione di dati personali in rete. Lo facciamo attraverso i testi che scriviamo sui social, mediante le immagini che postiamo, tramite la geolocalizzazione che abbiamo attiva sul nostro telefono, e così via.

L’attenzione alla localizzazione

Sia per adulti e che per minori esiste il pericolo di essere rintracciati e localizzati in rete e raggiunti fisicamente da malintenzionati. I dati della nostra posizione nel mondo sono ceduti molto spesso, a volte senza neanche troppo consapevolmente. Quando su Facebook cerchiamo locali o eventi vicino a noi, o quando tagghiamo luoghi o locali, ci stiamo geolocalizzando. Lo stesso su Tripadvisor, Glovo, Just Eat, ma anche su Whatsapp, Messenger e Telegram. Rendiamo note le nostre coordinate condividendo il percorso jogging su Runtastic, o su Subito.it per la ricerca della nostra casa ideale. Lo facciamo in altre molte occasioni senza farci molta attenzione.
Ci capita per esempio di postare immagini nostre, o ancor peggio di minori, che contengono dati per un rintracciamento. Se infatti questi sono taggati o fotografati davanti a insegne che possono ricondurre alla loro posizione reale (la loro scuola, la piscina o la palestra che frequentano abitualmente) possono essere rintracciati e contattati. Tante sono le motivazioni che spingono a un contatto diretto con i minori, che vanno dalla pedopornografia, alla violenza psicologica, o, addirittura, al rapimento.

Le manovre sicure

Per aumentare il livello di sicurezza dei propri dati si suggerisce di cambiare spesso la propria password e di sceglierla in modo accurato.Può sembrare strano, ma ancora oggi le password più usate sono le meno sicure. Per esempio molti ancora usano sequenze di numeri come “123456”, oppure nomi scritti in maniera speculare “pastaatsap”, modalità queste ben note alla cybercriminalità.Aumento della casualità tra lettere e numeri, anche se questo fa aumentare il problema della successiva memoria.
Per agevolare questo inconveniente si suggerisce l'utilizzo di acronimi di una pass phrase, ad esempio “Il Mio Cane Tea Di 3 Anni Mangia Mattina e Sera” che diventa IMCTD3AMMS. Un'altra soluzione può essere quella dell'uso di generatori di password, anche disponibili in rete, come C Tools Secure Password Generator, Strong Password Generator e Password Savy. Sicuramente ciò che contribuisce alla nostra sicurezza informatica è la scelta di password che non contengano dati personali, o di familiari, o di animali domestici, facilmente rintracciabili sui social network, così come la non immissione della stessa password su diversi siti o social.