L’ingresso dell’intelligenza artificiale (IA) nel mondo della scuola apre nuove opportunità didattiche, ma al tempo stesso solleva questioni delicate legate alla tutela dei dati personali. Le Linee guida per l’introduzione dell’IA nelle istituzioni scolastiche riconoscono agli studenti e alle famiglie il diritto di opporsi all’utilizzo dei propri dati per finalità di addestramento dei sistemi. Un principio importante, che però si scontra con notevoli difficoltà pratiche, soprattutto quando in gioco ci sono i grandi colossi tecnologici.
Le scuole hanno l’obbligo di mettere a disposizione moduli standard per consentire o negare l’uso dei dati. Inoltre, devono rispettare tempi precisi per registrare le eventuali opposizioni o le revoche di consenso. In teoria, dunque, studenti e famiglie hanno uno strumento per esercitare un controllo diretto. In pratica, tuttavia, la situazione è molto più complessa: molte piattaforme digitali non garantiscono trasparenza sull’utilizzo dei dati e, spesso, li impiegano comunque per finalità di addestramento.
Per questo motivo, le stesse Linee guida raccomandano prudenza: meglio evitare di raccogliere dati personali riconducibili ai minori, quando non strettamente necessario, e privilegiare soluzioni che riducano al minimo il rischio di trattamenti non autorizzati.
Un altro punto critico riguarda i rapporti con i fornitori esterni. Le scuole, in qualità di “deployer”, devono stipulare accordi chiari con le aziende che forniscono strumenti basati su IA, stabilendo responsabilità, livelli di assistenza e clausole conformi al Regolamento europeo sulla protezione dei dati (Gdpr).
Il problema, però, è che spesso i fornitori diretti delle scuole si appoggiano a grandi multinazionali che impongono contratti standard, difficili da modificare. In queste circostanze, i dirigenti scolastici si trovano a gestire una filiera lunga e complessa, nella quale è quasi impossibile impartire istruzioni concrete o verificare come vengano effettivamente trattati i dati.
Le Linee guida indicano la strada, ma restano molte zone d’ombra. Per tutelare i dirigenti, sarebbe necessario fornire parametri concreti per la scelta dei fornitori, insieme a checklist operative che permettano di valutare i rischi e ridurre le responsabilità. Non si può infatti pretendere che i dirigenti scolastici, il cui compito principale è educativo e organizzativo, abbiano anche competenze tecniche tali da tenere testa ai giganti dell’industria digitale.
L’IA rappresenta un’occasione importante per innovare la didattica e personalizzare l’apprendimento. Tuttavia, la sua integrazione nelle scuole non può prescindere da una tutela rigorosa dei dati degli studenti, soprattutto quando si tratta di minori. Solo con regole chiare, strumenti pratici e supporto concreto alle istituzioni scolastiche sarà possibile coniugare innovazione e protezione dei diritti.