Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 25 settembre, la Legge n. 132/2025 sull’intelligenza artificiale è ufficialmente in vigore. L’Italia diventa così il primo Paese europeo a dotarsi di un quadro normativo organico dedicato allo sviluppo e all’uso dell’IA, in anticipo rispetto all’AI Act comunitario.
Il testo, approvato definitivamente il 17 settembre, segna un passaggio storico. La legge non si limita a dettare regole di vigilanza e prevenzione, ma traccia una vera e propria “via italiana”: un modello che unisce tutela dei diritti e spinta allo sviluppo tecnologico. L’IA viene definita strumento da utilizzare in modo antropocentrico, trasparente e sicuro, con obbligo di supervisione umana e garanzie particolari per i minori e per le persone con disabilità.
Gli ambiti di applicazione sono molteplici. In sanità, l’IA sarà impiegata come supporto a diagnosi e terapie, ma la decisione resterà sempre nelle mani del medico; AGENAS avrà il compito di gestire una piattaforma nazionale. Nel mondo del lavoro nasce un Osservatorio che monitorerà l’impatto dell’automazione, con l’obiettivo di coniugare innovazione e diritti dei lavoratori. La pubblica amministrazione e la giustizia potranno utilizzare strumenti intelligenti per ridurre tempi e migliorare servizi, pur lasciando la responsabilità delle decisioni a funzionari e magistrati. Particolare attenzione è riservata alla cybersicurezza, con un ruolo rafforzato per l’Agenzia nazionale.
Sul piano della governance, le autorità di riferimento saranno l’AgID e l’ACN, chiamate a gestire notifiche, controlli e sanzioni, mentre la Strategia nazionale sull’IA sarà aggiornata ogni due anni dalla Presidenza del Consiglio. Contestualmente, il Governo ha annunciato un piano di investimenti da un miliardo di euro a favore di startup e PMI, volto a sostenere la ricerca e a rafforzare la sovranità digitale italiana.
Questa legge, salutata dal Governo come un modello per l’Europa, cerca un equilibrio difficile: da un lato garantire diritti, sicurezza e trasparenza, dall’altro favorire competitività e innovazione. Come ricorda la stampa economica, la sfida vera si giocherà ora sull’attuazione, con i decreti legislativi che dovranno tradurre i principi in strumenti concreti e applicabili.